scritta da Ruggero Cappuccio
diretta da Nadia Baldi e Ruggero Cappuccio
La docufiction racconta la straordinaria vitalità artistica di Napoli attraverso l’esperienza narrativa e drammaturgica di Ruggero Cappuccio, regista di
teatro, di cinema e di opere liriche, autore e drammaturgo, cofondatore della società di produzione Teatro Segreto.
Le riprese saranno realizzate nel corpo vivo della città, mettendo in luce i rapporti tra architettura e lingua, tra pietre e racconto, tra paesaggio e teatro.
Come in un gioco di specchi, in cui si riflettono materia e spirito, le immagini scorreranno sulle mura tufacee di Castel dell’Ovo per indagare la potenza del mito o si concentreranno intorno alle Sette Opere di Misericordia di Caravaggio per illuminare la relazione con la fascinazione barocca della lingua di Napoli. Le escursioni filmate tra i misteri di Palazzo Reale, il cimitero delle Fontanelle, l’Archivio Storico del Banco Di Napoli; i passaggi tra le botteghe di San Gregorio Armeno, l’area di Piazza Plebiscito, Piazza Del Gesù, la Villa Pignatelli, Palazzo Reale, lo storico San Ferdinando, l’Istituto per gli Studi Filosofici, Palazzo Cellammare, Palazzo Mannajuolo, il Succorpo dell’Annunziata, la chiesa della Misericordiella costituiscono la ricerca intorno alla comunicazione tra spazi e lingue, evidenziando la bellezza dei confini tra edifici e scrittura teatrale, tra popolo e drammaturgia, tra malie urbane e azioni sceniche.
Il racconto di Ruggero Cappuccio si svolgerà en plein air, tra santi, pastori, mercati e segreti sotterranei, spiegando le ragioni storiche che fanno di Napoli la città votata a trattare la parola come organismo sonoro fino all’attivazione della grande stagione musicale del Settecento, del melodramma, del teatro, della canzone, oscillando tra mitologie classiche ed esperimenti contemporanei.
Le macchine da presa entreranno nei teatri e nei camerini della città, chiarendo il genosociogramma napoletano che presiede alla modernità degli attori e degli autori oggi operanti. Alle immagini della narrazione esterna si alterneranno riprese di alcuni degli spettacoli del drammaturgo: Spaccanapoli Times, lo spettacolo di e con Ruggero Cappuccio allestito al San Ferdinando di Napoli, vincitore del premio Maschere del Teatro 2016 nella Sezione Migliore Novità Italiana. La messinscena racconta la storia di quattro fratelli, due maschi e due femmine, travolti dall’assedio della società globalizzata. I quattro personaggi si incontrano in una storica e abbandonata casa di famiglia per mantenere fede ad un misterioso appuntamento. Il testo, singolare sorgente di malinconia e comicità, si configura come un corto circuito tra memoria e presente, in cui tornano con luci sfolgoranti le suggestioni dei grandi autori napoletani, ma anche gli accenti destabilizzanti
di Bernhard e Pinter; Circus Don Chisciotte in debutto a Marzo sempre nello storico teatro di Eduardo De Filippo. Uno spettacolo che narra una storia ambientata a Napoli nei giorni nostri di Michele Cervante, una singolare figura di vagabondo colto che esplora le ombre urbane della città. Presunto discendente dell’autore del Don Chisciotte della Mancia, il professor Cervante attiva una lotta personalissima contro il processo di disumanizzazione che sta attanagliando il mondo. In una delle sue peregrinazioni notturne si imbatte in un girovago nullatenente fuoriuscito dalla sfera della società civile. Tra i due nasce un’amicizia fulminante che darà vita ad un corto circuito tra realismo e visionarietà, sogno e saggezza materica, mentre inizia il loro viaggio alla ricerca dei nemici dell’essenza spirituale dell’umanità. Verranno inoltre utilizzati brani da registrazioni di repertorio di altri due testi scritti e diretti da Ruggero Cappuccio: Shakespea Re di Napoli che debuttò nel 1994, Premio Fondi e il Biglietto d’Oro Agis sezione qualità, e che continua ad essere rappresentato con grande successo da venticinque anni. In Shakespea Re di Napoli il mistero dei Sonnets si addensa in una storia in cui le antiche suggestioni legate a Willie Huges e l’attore fanciullo del teatro Elisabettiano, sfociano in un racconto che nella fantasia e nella forza immaginativa pone radici per una pura intuizione poetica sulla natura dei Sonetti.
Nella messinscena la straordinaria musicalità della lingua di Shakespeare viene assimilata alla grande vocazione lirica della cultura letteraria del barocco napoletano. Il senso del suono diviene quasi suono dei sensi, dell’inesausto intreccio di endecasillabi e settenari. Sullo sfondo, una misteriosa notte di Carnevale, un castello, un vicerè, due storie e l’ombra di Shakespeare. Tutto nel gurgite di passioni incandescenti, agonizzanti silenzi, violente rinascite delle parole, ferita impietosamente nella sfida con l’autore, il genio, la bellezza e la morte, che dal vicino mare limpido e putrescente esala il brivido presago della peste.
Le ultime sette parole di Caravaggio presentato nel 2009 in Prima Nazionale al Napoli Teatro Festival Italia. Nel dramma si accende il delirio del grande artista in un dialogo disperato con sé stesso. Merisi è braccato da sette donne soprannominate “femminote”, una falange zingaresca di femmine siculo-calabre esperte di una vita criminale abbracciata per altrettanta disperazione. Incaricate dai poteri politici e religiosi di eliminare Caravaggio, le “femminote” si danno ad interpretare la parte dei suoi giuda, in cambio di un silenzioso oblio sui loro reati pregressi.
La lingua di Fuoco è un viaggio intorno alle qualità internazionali ed eversive di una città teatrale e della sua lingua e si svolgerà con l’impeto di una esplosiva seduta analitica di un popolo, dei suoi autori e dei sui attori.